UN VENERDI' SERA
- Ilaria Palazzini
- 30 mag 2020
- Tempo di lettura: 5 min
Diventare mamma mi ha arricchita e trasformata, mi ha portata su un piano completamente diverso, vivo la vita con altre prospettive e da punti di vista differenti, rifletto ed elaboro ogni mio comportamento dando priorita' alla ragione piuttosto che alla cosiddetta "pancia" che spesso in passato mi ha fatto intraprendere percorsi e scelte tortuose e difficili.
Sono mesi che faccio i conti con una nuova me, non e' cosi' semplice, prima di una metamorfosi ci si guarda sempre alle spalle e si osserva "cadere" cio' che fino a quel momento ci aveva contraddistinto dagli altri, ho rivisualizzato parti della mia vita e ho creato nuovi giudizi cancellando cio' che ho piu' volte ritenuto fonte certa ed imprescindibile e devo ammettere che di errori ne ho compiuti, ho chiuso porte troppo in fretta ed ho altrettanto sbattuto portoni senza pensarci su, ma e' anche per questo che sono qui, che sono cosi' e che ho cio' che ad oggi mi rende una persona veramente felice.
In questi mesi ho sperimentato sensazioni e sentimenti mai provati, ad esempio quello della solitudine, parlo di una solitudine personale, voluta e richiesta da questo mio nuovo ruolo e dai suoi impegni, il mio centro universale si e' spostato e sto vivendo la vita meravigliandomi del mondo insieme alla mia piccola creatura, passo le giornate sorridendo e gioendo con la mia famiglia e della mia famiglia, riassaporo rapporti e radici dai quali troppo spesso sono fuggita.
La solitudine che ho provato e' stata quella creatasi dall'auto-isolamento e dalla concentrazione, come se non riuscissi ad incalzare bene questa nuova "me" senza prima dare una spolveratina ai vari scheletri nell'armadio, e facendo cosi' ho aperto un cassetto di ricordi sbiaditi ed ingrigiti dal tempo, un tempo non complice della mia dimenticanza, un tempo che ha custodito sensazioni e lacrime a prescindere dal mio volere: sono una mamma adesso, provo dolore e gioia al quadrato, non esisto piu' solo io ed il mio ego, e questa consapevolezza mi ha fatto viaggiare come una piccola farfalla su immagini bloccate, come poste in stand-by, della mia infanzia.
La mia mamma e' sempre stata una donna molto presente per noi, una donna che ha dedicato completamente la sua vita ai figli, talvolta anche annientandosi e spesso mi sono sentita colpevole del suo non voler rimettersi in gioco e fidarsi di qualcun altro che non fossimo noi, ho pensato che le occupassimo troppo tempo, che non le permettessimo di curarsi e di bersi un caffe' con un'amica e questo mi rendeva frustrata e triste nei confronti di un futuro lontano in cui mi immaginavo partire e creare un nuovo nido tutto mio: come e' vero che la vita e' sorprendente, che l'amore mette a posto ogni cosa, la nascita di Matilda ha portato un'importantissima ventata di aria fresca in una famiglia spenta e distrutta anni e anni fa, una creatura tanto piccola e' riuscita a produrre pace e sorrisi su volti in cui non avrei mai immaginato vedere, ha unito una famiglia allargata che fino ad allora non aveva mai avuto voglia e spirito di trovare un incastro, un compromesso, una promessa sulla quale scommettere. Ancora una volta io sono stata chiamata ad aggiustare le cose e stavolta non ci sono riuscita da sola, ed ho ricevuto un aiuto prezioso, la solarita' di una splendida bambina che ancor prima di nascere ha reso la nostra vita piu' bella e spensierata.
Quando penso ai fine settimana che vivevo dopo la separazione dei miei genitori, mi vengono in mente numerosi venerdi' sera passati al cinema e poi a mangiare un trancio di pizza con il mio fratellino e la mamma, ridevo e scherzavo e non notavo la solitudine di quella mamma chiamata a dover assumersi responsabilita' e ruoli ancor piu' grandi e pesanti di cio' che probabilmente immaginava al momento della scoperta di aspettare un figlio, uno sguardo spento ed un sorriso "finto" e disegnato solo ed unicamente per noi, ma non ero ancora in grado di capire esattamente cosa provasse, e mi dispiace non averla abbracciata piu' spesso facendole capire che ero fiera di lei, e che presto le cose si sarebbero aggiustate. E' cosi' che vanno le separazioni, ci si massacra e ci si finisce dietro a lettere di avvocati che non hanno nulla da perdere e sotto sotto nemmeno da vincere, una combutta immaginaria, e ci si crede anche quando ci difendono animatamente, si pensa che ci abbiano realmente a cuore e che gli prema sul serio il nostro bene, probabilmente a volte e' anche vero, ma non nel nostro caso, non dopo dieci anni di romanzi epistolari ed e-mails animate e cantate; ognuno ha la propria storia, ognuno sceglie la strada da percorrere ed una volta imboccata, non si puo' che uscirne percorrendola, ogni ostacolo e pericolo deve essere sormontato, ogni lacrima asciugata ed ogni sorriso immortalato, e noi li' piccini piccio' ad interrogarci su chi davvero volesse tutelarci e chi "mandarci al patibolo" dei "con chi preferisci vivere e chi ti da di piu'?".
Adesso osservo i miei week end, la mia famiglia che si prepara a vivere una serie di giornate insieme, lo stimolo e la voglia di progettare nuove scoperte e gite, il desiderio di condividere e scappare a goderci il mondo in un unico sorriso, non c'e' tristezza ed indecisione sulle strade da percorrere poiche' ce ne e' sempre e solo una ed e' quella che scegliamo insieme. Mi sento fortunata, grata alla vita perche' in quelle serate buie in cui mi chiudevo in me stessa e mi chiedevo se mai avessi potuto creare e fare cose felici per me e per i miei cari, non vedevo futuro, pensavo fossi predestinata a quel tipo di vita, a quel modo distaccato e sintetico di vivere la famiglia, ed invece no, ho iniziato a scrivere una nuova storia, nuove pagine della mia esistenza e sono felice di essere partita proprio da quelle strane serate grigie per arrivare ad assaporarne altre piu' rosee.
Non ho mai voluto condannare i miei genitori per la loro scelta, o meglio, li ho odiati inconsciamente per non aver insistito ancora e ancora, ma la mia era una rabbia egoista ed accecata dal fumo della vita perfetta ed idealizzata, oggi mi dico che e' stato giusto cosi', hanno le loro nuove vite e sono perfetti nei loro ruoli divisi e lontani, ci sono persone che stanno bene insieme ma che da soli risultano ancora piu' vincenti: sono passati molti anni da quei venerdi' sera nella pizzeria a trancio, e' passato tanto tempo dalle domeniche impacciate che il babbo era tenuto ad organizzare da solo (era buffo vederli abbozzare cose per renderci felici pur sapendo che saremmo stati chiusi ad ogni loro proposta) e ci scagiono dicendomi che come avremmo mai potuto ragionare lucidamente in quei momenti...oggi li capisco e non li biasimo perche' sono una persona diversa e cresciuta, e chiedergli "scusa" qualche tempo fa per avergli urlato addosso tanta rabbia e' stata una delle mie vittorie piu' grandi.
Oggi guardo mia mamma giocare con mia figlia, un sorriso negli occhi che tradisce ogni tipo di emozione nascosta, una felicita' vera, di "gusto", quasi come se riuscisse solo ora a godersi quella gioia che anni fa ha dovuto meticolosamente posticipare per far posto alla rabbia ed il rancore, non somiglia piu' a quella mamma seduta in pizzeria a fingere di sorridere con gli occhi pieni di lacrime e l'ansia nel cuore, oggi sembriamo solo due mamme vicine che parlano delle esperienze simili vissute con le proprie bambine, talvolta dimenticandoci che quella sua bambina vivace di cui mi racconta sono io.
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