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UN'ESTATE FELICE

  • Immagine del redattore: Ilaria Palazzini
    Ilaria Palazzini
  • 15 mag 2020
  • Tempo di lettura: 4 min

In questi giorni sto sperimentando un sentimento che non conoscevo, il rimorso.

Sentivo parlare di "lui" con estrema tristezza, un qualcosa di irrecuperabile e tanto doloroso da piegare anche alberi robusti, sradicare radici salde e personalita' prorompenti, si vive la vita con estrema velocita', senza soffermarsi troppo a pensare a chi abbiamo deciso di non curare o di tagliare fuori momentaneamente, perche' la vita questo e', un passaggio, e prima o poi arriva il bivio in cui si deve fare i conti con chi si ha abbandonato.

Sembra che tutto perda senso, sembra che d'un tratto si veda chiaro e limpido e che ogni sentimento di rancore e rabbia venga posto davanti ad uno specchio cosi' fragile da romperlo con un minimo sguardo, ecco cosa e' per me il rimorso, inconsciamente sto vivendo questa condizione e mi accuso di non aver fatto e dato abbastanza a qualcuno che ora non ha piu' bisogno delle mie attenzioni e delle mie parole, ma davvero si deve arrivare a farci togliere per sentire la mancanza di qualcuno?

In questi giorni cosi' duri ed inverosimili, e' venuto a mancare il mio nonno, un uomo tutto di un pezzo, un "vecchio" emigrante italiano degli anni cinquanta, uno che si e' creato un futuro nuovo partendo su una nave colma di speranza, degli occhi bramosi di regalare ai propri cinque figli un mondo migliore, magari in America, poi in Germania, poi in Venezuela, in tempi passati e piu' complicati di adesso, dove le distanze erano delle vere e proprie difficolta' da vivere sia fisicamente che psicologicamente, il mio nonno ha conosciuto tanti paesi, ne ha appreso le culture e ha lavorato con rigore per poter tornare un giorno "arricchito" nella propria patria del cuore, l'Italia. Perche' sto ripercorrendo tutto questo non lo so, e mi chiedo perche' io lo stia facendo proprio adesso, quando lui non c'e' piu', mi domando come mai io mi sia fermata e non abbia insistito a cercarlo negli ultimi tempi, la malattia ed il rancore hanno veramente messo in stand-by un rapporto, un amore come quello che prova un nipote per un nonno? beh si, la cruda verita' e' proprio questa, la dinamica dei fatti passati e dei perdoni non concessi da chi e' piu' grande di noi ha portato oggi a questo nostro bel quadretto, a piangere per "cio' che avremmo o non avremmo potuto dire e fare".

Non e' semplice per me ammettere e scrivere queste parole, sto interiorizzando il mio dolore non parlandone e non facendo sapere di questa perdita, come se non fosse successo, come se la mia vita non ne fosse assolutamente toccata, poi il cuore decide per me e mi fa esplodere in grandi pianti e pensieri che mi fanno sentire terribilmente stupida di fronte ad una cosa inconsistente e imponente, la morte.

La mia bambina mi fa vivere tutte le esperienze su un piano totalmente diverso, una realta' nostra e cio' mi protegge dagli avvenimenti che ci circondano, e' lei a volermi tutelare, ed io rispondo non piangendo, non raccontando e non sfogando la mia rabbia. Il cuore lo sa ma anche la mia testa continua ad elaborare e mi pone faccia a faccia con questo grande nemico, la tristezza: mi rifugio e mi nascondo cercando di abbandonare anche questo dolore, e' assurdo provare a scapparne, e mi soffermo sulla beffa che ci fa la vita dandoci questa nostalgia proprio in una realta' cosi' strana che non ci permette nemmeno di recarci a donargli un ultimo saluto, come se fosse giusto cosi', inerente e coerente a come e' andata la nostra vita, anche in questa ultima fase rimango ferma, a casa, a piangere per un qualcosa che posso solo immaginare.

Si vive di ricordi, di momenti belli e questo e' il mio nonno per me, e' l'estate, il caldo rovente di un paesino pugliese pronto ad accogliere la mia famiglia nel grande giardino di una casa vecchio stampo, il profumo dei fichi che ci andava generosamente a prendere all'alba, il pesce fresco presentatoci nel servito per le occasioni speciali ed i rimproveri "antichi" di una persona che aveva visto il mondo cambiare e diventare tecnologico.

Quando i miei genitori si sono separati e' stato un duro colpo per lui, una mentalita' troppo poco aperta per accettare un simile "disonore", un rammarico inguaribile ed insopportabile, forse e' per questo che per me e mio fratello sceglieva sempre accortezze diverse, poche smancerie ma parole commosse, e come dimenticare il Natale passato nella casa a New York, apprenderne la bellezza e la fortuna di vivere quell'esperienza magica grazie ai sacrifici di un ragazzo partito anni e anni prima con pochi spiccioli in tasca ed un grande sogno americano nel cuore.

Oggi sono qui caro Nonno a scriverti l'ennesimo pensiero, non dimenticando mai la stima ed i tuoi tentativi di addolcire i modi e le parole che mi rivolgevi, un'infanzia troppo dura la tua per riservare qualche carezza, una terra troppo arida ed aspra per farti amare il suo sole, il tuo buco nel cuore per la mancanza prematura della nonna ed il tuo non saper dialogare e perdonare i figli arrabbiati e sconsolati, troppo poco amore per generare amore, anche se quando ci vedevi arrivare, aspettandoci seduto al bar del paesello, sogghignavi felice per la figlia "toscana" tornata a casa con i suoi due bambini gioiosi, ti voglio ricordare cosi' nonno, sul tuo davanzale commuoverti al nostro arrivo, pronti a vivere insieme un'altra estate felice.



 
 
 

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