QUATTRO MAGGIO 2020
- Ilaria Palazzini
- 8 mag 2020
- Tempo di lettura: 3 min
Aspettavamo questa data come si aspetta l'anno nuovo a tavola con gli amici a brindare, la vita sembra essersi fermata a marzo, chissa' cosa ci sara' di diverso la' fuori, chissa' come saremo di nuovo "insieme".
Sono stati due mesi molto intensi, abbiamo preso il buono di questa situazione osservando da vicino i progressi della nostra bambina, giorno dopo giorno ne abbiamo "assaporato" i sorrisi e i capricci, abbiamo creato una nuova routine e piano piano ci e' sembrato non interessarci piu' il mondo fuori, come se ci stessimo realmente abituando a vivere solo ed unicamente chiusi in casa.
Quando il mio compagno ha riniziato a lavorare ho provato una sorta di malinconia, non provavo nostalgia di quel sentimento di costrizione, bensi' dell'unione ancora piu' salda e forte che si e' creata nella nostra famiglia; ho subito vissuto con ansia il fatto di ritrovarmi improvvisamente da sola a far tutto, a badare a Mati: prima di marzo era questa la mia vita ed ora sembro far fatica a riprendere le "redini" in mano, che strana sensazione. Fatto sta che siamo usciti, con tutte le precauzioni necessarie, ce l'abbiamo fatta, e' quasi finita, dico quasi perche' ancora le restrizioni sono molte giustamente e tante cose ancora non si possono fare e alcuni cari non si possono incontrare.
Ho aperto il portone e un'aria calda ha subito accolto me e la mia bambina, un sole forte e schietto che ha riscaldato immediatamente i nostri maglioncini troppo pesanti per la stagione corrente, come se non sapessi bene cosa aspettarmi: che temperatura avrei sperimentato, sara' un maggio come quelli che solitamente vivevo o meno caldo e piu' umido? e cosi' ci siamo alleggerite e abbiamo passeggiato per le strade che prima percorrevamo piu' volte al giorno, e nonostante questo mi parevano estremamente diverse, e anche Matilda ha iniziato ad affacciarsi dal passeggino, curiosa di un mondo da rivalutare ed esplorare. Fino ad ora abbiamo giusto passeggiato nel parcheggio sotto casa, allestivo una zona "gioco" con un telo accanto alla macchina e portandole qualche fiorellino e foglie colorate, sembrava di essere al parco.
I bambini percepiscono ogni situazione e la elaborano nel miglior modo possibile, e' stato emozionante osservare gli atteggiamenti di Mati: inizialmente era stranita e sorpresa da questo nostro diversivo, il sole accecante era quasi fastidioso ed eccessivo in confronto a quello che percepivamo sempre alla finestra, un calore avvolgente che metteva di buon umore a prescindere, e dopo qualche metro e qualche sbirciatina qua e la', ha iniziato ad agitarsi, a voltarsi, a cercarmi, mi si e' stretto il cuore nel percepirla cosi', eravamo abituate a fare tantissime passeggiate abitando in centro, giorni e giorni passati fuori e adesso non sara' semplice convincerla che e' tutto a posto e che questo e' il mondo che le avevo presentato quasi dieci mesi fa ma con una mascherina davanti.
I bambini lo sanno, sentono tutto: dopo aver tranquillizzato Matilda, l'ho finalmente portata a salutare i nonni che non vedeva da mesi. E' stato strano, emozionante, forse per la prima volta mi sono sentita terribilmente impotente nei confronti di un sentimento piu' grande di tutti noi, la tristezza: Mati e' ancora molto piccola per collegare bene i volti ai ruoli, soprattutto dopo una quarantena di sessanta giorni, pero' sa riconoscere le persone piu' vicine e care, nonostante questo, li' per li' l'ho vista tentennante nel "lanciarsi" nelle loro braccia, cercava il mio sguardo come se volesse il consenso, il permesso di sorridere e buttarsi, non ha pianto, sembrava le dispiacesse farlo, teneva gli occhi fissi verso di loro e dopo qualche minuto si e' decisa a sorridere, e' stato bellissimo, come una rinascita.
Sono sicura che purtroppo Mati percepisce la mia preoccupazione, l'ansia per un domani incerto e poco chiaro, si prova a tornare alla vita di sempre benche' quella realta' non esista piu', camminando per il centro ho pensato a come fosse possibile, a come fossero cambiate di colpo le cose: proprio per quelle strade, qualche mese fa, parlavo con le altre mamme di un virus lontano che stava facendo ammalare migliaia di persone in Cina, e ci pareva una cosa cosi' distante da casa nostra, una di quelle notizie che vedi passare in televisione e che con solidarieta' accogli, ma mai e poi mai avrei immaginato di poter vivere in prima persona "un'esperienza" simile, l'obbligo della mascherina, i guanti nei negozi, i disinfettanti ovunque e le file davanti a qualsiasi punto vendita di qualunque genere.
Mi e' sembrato di vivere una di quelle pagine del libro di scuola che custodivo nello zaino del liceo, un dopo-guerra desolato, timoroso di affacciarsi alla vita; ho provato l'entusiasmo di comprare un gelato ed un caffe' d'asporto dopo mesi, ho finalmente visto mia figlia giocare e stancarsi per tutti gli stimoli ricevuti fuori, e anche io ho iniziato a respirare a pieni polmoni la primavera che contemplavamo dalla finestra e che ci stavamo perdendo.
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