MODA D'AMARE
- Ilaria Palazzini
- 21 apr 2020
- Tempo di lettura: 5 min
Tutti al mattino facciamo una scelta, decidiamo chi e come apparire.
Un giorno una persona mi disse che "gli abiti sono come dei gioielli e vanno trattati come tali, con estrema cura e dolcezza, ed effettivamente nessuno porrebbe a rischio un diamante: certi capi, certi tessuti raccontano chi siamo, da dove veniamo, raccontano il nostro Paese, raccontano le menti che li hanno pensati, le mani che li hanno disegnati e quelle che li hanno creati. Tutto questo non perche' si tratti necessariamente di capi costosi, ma di veri e propri affetti personali, della nostra personalita'".
Quando ero piccola amavo travestirmi da donna adulta, un po' come tutte le bambine, giocare con il rossetto ed i tacchi alti della mamma, immaginarmi capace di abbinare abiti e cappotti con collane e bracciali, ci passavo le ore davanti a quell'armadio, e non era nemmeno il mio! Crescendo poi e' diventata una vera e propria ossessione, l'autobus che prendevo per andare a scuola si fermava sempre nel solito posto davanti all'edicola e ogni giovedi' non vedevo l'ora di scendere, controllavo i metri ed il tempo rimasti e correvo a comprare l'ultimo numero di Glamour, all'epoca costava intorno ai due euro o poco piu', mi faceva sognare con tutti quei colori, quegli abiti che brillavano, le scarpe, le borse, e poi... :"dove hai messo i soldi che ti avevo dato per la merenda? Non li avrai spesi in queste riviste? Hai la camera piena di ritagli e copertine, dacci un taglio, ma sul serio!", diciamo che la mamma non era felicissima di sponsorizzare anche questa mia fissazione, come biasimarla, ogni cosa che mi piaceva veniva appeso al muro della camera condivisa, tra l'altro, con mio fratello che poverino, a stento riuscivamo a "ritrovare" a fine giornata. Va beh, fatto sta che stravedevo per quel mondo cosi' eclettico e nuovo per me, ogni volta che indossavo un abito o un paio di tacchi sentivo che potevo decidere chi diventare, chi improvvisamente essere, anche solo per qualche istante, ero assolutamente libera di sentirmi bella agli occhi di tutti.
Noi donne si sa, siamo delle vere campionesse nell'occhiata carpiata all'indietro allo specchio per controllare che siamo impeccabili, ma non e' tutto piu' bello quando si indossa l'abito dei sogni? Personalmente? assolutamente si, l'abito in quel momento fara' pure il monaco, ma va bene prendiamoci anche questo benedetto monaco, ci sentiamo belle e perfette nel nostro mini dress all'ultima moda quindi: "uuuuh, guardatemi gente, l'ho finalmente trovato a sconto!".
Pensavate che esclamassi una frase piu' accattivante eh? sono pur sempre una madre di famiglia, suvvia.
Tornando ai ritagli e alle copertine, li conservo ancora come si custodisce un grande tesoro, ho conservato anche il fratellino tanto che c'ero, anche se non sono sicura che la stima fosse reciproca visto che la condivisione della stessa camera valeva per lui ma non per me, cioe' per me era lui che condivideva il mio spazio con me, scherzi a parte, per sua fortuna dopo pochi anni mi sono trasferita per studiare lontano da casa. Volevo studiare moda, sin dal liceo avrei voluto intraprendere un percorso di studi inerente al design, arte, moda, amavo disegnare e mi divertivo ad immaginare bozzetti di abiti da far sfilare su un'ipotetica passerella, pero'...:"No cara mia, non sei abbastanza grande per decidere completamente da sola, hai solo tredici anni, ma poi, a cosa ti dovrebbe portare questo corso di studi? Tu farai il liceo linguistico, ne abbiamo gia' parlato", il babbo aveva fatto il suo annuncio ufficiale e quindi che lingue siano! A posteriori dico che e' andata benissimo cosi', il liceo linguistico mi ha trasmesso una preparazione veramente completa ed importante, conoscere le lingue era comunque una mia grande priorita' ed esigenza e come appunto mi spiegava al tempo il babbo: "vedrai che sapere l'inglese, lo spagnolo, le lingue che sceglierai, sara' un valore aggiunto che ti aprira' la porta dei tuoi sogni", ora, diciamo che "ogni scarrafone e' bell a mamma soja" quindi il babbo stava un po' esagerando ma un fondo di verita' poi c'e' stato: dopo aver improvvisato qualche lavoretto come hostess durante i miei studi, ho avuto la fortuna e l'onore di lavorare in uno dei negozi piu' belli ed importanti al mondo.
Sicuramente questa e' stata l'esperienza che mi ha arricchita di piu', poter toccare con mano (nel vero senso della parola) il prodotto, il tessuto ricercato, il brand innovativo, poter affacciarsi ad un mondo ancora un po' lontano dalla nostra realta' e quindi anticiparlo presentandolo al cliente, ha donato alla me sognatrice un grandissimo valore aggiunto. Ricordo ancora il mio primo giorno, la prima cosa che mi hanno insegnato a fare e' stata "ascoltare" il tessuto, capirne la provenienza e la manifattura ancor prima di vederlo, un'emozione unica, riconoscere i capi e' stata la mia prima vittoria. Per non parlare dei brand, degli stilisti, dei direttori artistici, delle collezioni, ero entrata a far parte del mondo che avevo sempre sognato, certo non disegnavo, non indossavo, non partecipavo alle sfilate, pero' creavo occasioni e visioni future per il cliente, presentavo gioielli da abbinare ad altri gioielli con lo stupore che si prova quando si scopre qualcosa di meravigliosamente nuovo. L'ambiente in cui lavoravo era estremamente affascinante ma non mi rendeva abbastanza libera di sperimentare, avrei voluto fare di più, improvvisare, talvolta provavo a “buttarmi” e quando creavo abbinamenti ed outfit per il cliente, mi sentivo come un pittore con la sua tavolozza: “te lo dicevo che il rosso ed il viola funzionano insieme!“ , a volte avevo anche paura del :”fai tu, dammi qualche idea”, chissà chi volesse essere con i suoi nuovi capi, a chi volesse somigliare o chi volesse diventare, e se non le dovesse piacere lo stile ? se dovessi mettere in risalto un difetto piuttosto che un pregio? la risposta a queste domande si trova nell’esperienza. Nel corso del mio lavoro ho capito che una donna entra in determinati negozi prima di tutto per coccolarsi e farsi coccolare ed e' li' che comincia la vera sfida della commessa, niente piu' divisa o ruoli, sei improvvisamente diventata la sua amica del cuore, ed io ci credevo davvero, ci tenevo a renderle felici, perche' e' impagabile l'emozione che si prova nell'osservare un'anziana signora che si guarda allo specchio e sorride perche' e' riuscita ancora a sentirsi "viva"e apprezzata; Per non parlare dell'adrenalina che si percepisce nello scoprire la nuova collezione della stagione in arrivo, e' tutto gia' creato ma c'e' altrettanto da creare, c'e' da capire come e quando indossare quegli abiti, c'e' da comprenderne il messaggio.
Oggi mi diverto ad usare quella "tavolozza dei colori" anche con la mia bambina, il baby styling e' ancora piu' eccentrico e diciamo che ad una piccola creautirina e' permesso anche di eccedere di continuo, cosa che invece io mi sono sempre riguardata di fare, un po' per il giudizio delle persone, e un po' per paura di non essere "capita", e quindi ricadevo sempre nelle solite scelte "nero, nero sbiadito, grigio scuro, nero, bianco, ho gia' detto nero?".
Condividere questa mia passione con il mio compagno mi rende assolutamente entusiasta e talvolta anche libera di osare un po' di piu', come se avessi bisogno dell'approvazione di una persona cara per farmi ripristinare il ruolo di "pittrice"; Sicuramente la realta' in cui viviamo significa molto e ci condiziona nel privilegiare un capo o un colore ad altri, non sempre, ma con me spesso e' andata cosi'.
Oggi, nella mia vita da mamma opto spesso per outfit comodi, anche se cerco di ritagliarmi momenti ed occasioni per ricordarmi sempre che quando si fa la famosa occhiata con triplo salto carpiato all'indietro allo specchio, ci si deve piacere e sentire uniche, nonostante tutto.
"Sono gli abiti a portare noi, e non noi a portare gli abiti; possiamo far sì che modellino bene un braccio, o il seno, ma essi ci modellano a piacer loro il cuore, il cervello, la lingua.” VIRGINIA WOOLF
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