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CLEARPINK

  • Immagine del redattore: Ilaria Palazzini
    Ilaria Palazzini
  • 23 apr 2020
  • Tempo di lettura: 6 min

Era un pomeriggio di un freddissimo novembre, sono uscita dal lavoro correndo e sognando, la strada verso casa sembrava essersi allungata, non riuscivo a non pensarci, sentivo che stavo per scoprire qualcosa che avrebbe cambiato per sempre la mia vita.




Sono entrata in farmacia ed ho frettolosamente chiesto un test di gravidanza, avvertivo il calore uscire dalle orecchie ed il rossore del viso faceva trapelare una grande ansia: me lo sentivo, erano giorni che mi parevo "diversa", sono sempre stata una fumatrice abituale e nelle ultime settimane avevo una strana nausea che mi allontanava da una serie di odori che fino ad allora non avevo nemmeno mai notato, dovevo essere incinta, di sicuro! Finalmente potevo concedermi quel momento di scoperta, dentro alla mia testa fluttuavano pensieri assolutamente discordanti tra loro, felici ma anche di paura, fatto sta che mi decido ed inizio la procedura accompagnata da un'amica: "Aspetta ma, quante linee vedi tu? Una sembra piu' sbiadita, non capisco, rifacciamolo", Clearblue puo' ringraziarmi per tutte le volte che ho ripetuto il test, e "si Ila, sei incinta" , le parole della mia amica hanno rimbombato nella mia testa per circa un'ora, l'effetto era come quello che si ha quando si esce dalla discoteca dopo due ore di sculettamenti sotto cassa, li' per li' sembrava tutto cosi' inverosimile, quindi: "passami un altro test", si magari la prossima volta ditemelo che conviene fare direttamente un prelievo del sangue invece che saccheggiare il reparto test di gravidanza, comunque...la notizia importante era che aspettavo un bambino.

Il mio primo pensiero e' stato quello di trovare un modo carino per dirlo al mio compagno, e li' la mia immaginazione ha creato idee assurde, con tanto di finali e reazioni inventate, non sapevo esattamente cosa aspettarmi, non che non conoscessi la sua idea a riguardo ma avrei comunque dovuto comunicargli la notizia piu' bella e stravolgente delle nostre vite!

Sono uscita correndo verso un negozio di scarpe ed ho chiesto alla commessa di impacchettarmi le Vans piu' piccole che avesse, lo avrei colpito nel segno, quale miglior modo di dire all'uomo che ami che presto diventera' padre se non per mezzo di una sua passione? Quindi ok, ci siamo, fumo l'ultima sigaretta e regalo il pacchetto di Winston blue pieno (appena comprato sottolineerei, praticamente una botta di c.) alla mia amica, sarei diventata madre nel giro di pochi mesi e dentro di me stava crescendo un fagiolino da salvaguardare e proteggere; Ecco, quel giorno sono diventata mamma, in molti nel corso della mia gravidanza hanno cercato di precisare il contrario, ovvero che potessi reputarmi mamma solo una volta abbracciata la mia creatura, ma contava cio' che sentivo io ed io ero la mamma della bambina a cui stava battendo il cuoricino dentro di me. E' strano spiegare cio' che si prova in quel momento, sei profondamente grata a "qualcosa"/"qualcuno" piu' grande di te, ti scoppia il cuore di gioia, vuoi comprare il mondo, creare una scaletta di cose da fare e comporre un brain storming di comportamenti da assumere per risultare un genitore perfetto, anche se poi piu' avanti ho capito che non esistono mamme o babbi perfetti ma solo genitori perfetti per i propri figli.

Dopo una settimana dal test siamo partiti per Zanzibar, la nostra "luna di miele" improvvisata, due bagagli ed un segreto da custodire, ero incinta da pochissime settimane e non ci sentivamo ancora pronti ad urlarlo al mondo intero, a dire la verita' temevo la reazione dei miei genitori come si teme la punizione a vita post colloqui di scuola, quindi ci siamo goduti la vacanza, abbiamo scritto sulla sabbia il nome del nostro bambino, Guglielmo, ovviamente e' nata una femmina, quindi "grazie mamma e babbo per aver scritto il nome di un altro sulla spiaggia dei vostri sogni", e mi ricordo che sorridevo a tutti come per dire: "ehi, lo vedi che sono incinta? fammi le congratulazioni e offrimi una ciambella", ma oggettivamente nessuno poteva ancora notarlo, avevo solo tanta voglia di realizzare, di trasmettere tutto l'affetto possibile alla nostra creaturina.



Andare in Tanzania incinta di due mesi non e' stata poi una cosa cosi' geniale, sia per le accortezze che si devono avere a livello igienico sanitario che a livello culinario, noi ce la siamo cavata piuttosto bene nonostante ancora abbia impresso addosso e nella mente quell'odore nauseante di alcuni piatti tipici locali che: "dannazione sono incinta, datemi un po' di riso in bianco senza odori". In realta' ero io ad essermi trasformata in un segugio, Giulio mangiava serenamente anche le mie porzioni, figurati, c'e' sempre una soluzione al "non mi va piu'"; fatto sta che la nausea mi ha accompagnata per quattro lunghi mesi, che agonia, non mi dava pace nemmeno durante la notte, e la mia nonna che continuava a dirmi che quell'acidita' era dovuta alla vasta quantita' di capelli della bambina, vi dico soltanto che Matilda e' nata con i capelli rasi rasi, e soltanto adesso che ha nove mesi ha un ciuffetto importante.

Ma andiamo per gradi, una volta tornati da Zanzibar, ho preso i souvenirs sotto braccio e con la mia bellissima e disinvolta abbronzatura sono andata a comunicarlo ai miei: non so chi fosse piu' scioccato tra i due, dopo un minuto di silenzio (non sapevo se far partire l'applauso) il mio babbo si e' alzato e mi ha abbracciato fortissimo, quello e' stato il momento in cui siamo stati piu' "vicini" in assoluto, intendo empaticamente, la mia mamma si e' invece trattenuta un altro minuto (a quel punto stavo davvero per partire con l'applauso) e poi ci ha raggiunti, li' per li' non ho capito il suo tentennamento, ad oggi ho compreso la sua paura, la sua ansia e preoccupazione e devo ammettere che il giorno in cui Matilda mi dira' che aspetta un figlio, io aspettero' ben dieci minuti seduta tentennando e mi godro' pure l'applauso.

I miei fratelli erano il secondo grande "scoglio" da superare, piu' per me che per loro, sono la sorella maggiore e mi hanno sempre vista come protettrice e pilastro della famiglia, quella che si prende le colpe e copre gli altri quando vogliono uscire, non volevo farli sentire "abbandonati" o "messi da parte": Lorenzo, il piu' grande, e' stato subito preso dall'entusiasmo e non ha esitato ad abbracciarmi, Christian, il piu' piccolo, ha iniziato a sorridere impacciato, come se fosse in imbarazzo e non sapesse bene cosa dire, zio a soli tredici anni, beh, almeno sarebbe stata una cosa buffa da raccontare nel prossimo tema di italiano, Lisa inizialmente e' rimasta in silenzio, non le ho tolto gli occhi di dosso, sapevo che lei sarebbe stata quella piu' "toccata" data la sua sensibilita', e poi, siamo donne dai, siamo empatiche, ed infatti tre due uno, lacrimuccia, un po' per commozione ed un po' per timore di essere rimpiazzata. Oggi posso dire che sono degli zii fantastici, Matilda li adora e ognuno di loro stravede per lei.

Il giorno in cui abbiamo scoperto il sesso del nostro futuro bambino e' stato bellissimo, entrambi eravamo convinti di aspettare Guglielmo, Giulio desiderava tantissimo un figlio maschio ed io ero talmente "plagiata" da questa sua convinzione che sentivo di poter gia' acquistare calzini e body azzurri, poi quando il ginecologo ha affermato il contrario sono stata investita da un'emozione unica, mi scoppiava il cuore, ero sorpresa e felice di poter finalmente urlare al mondo intero che in realta' io "volevo" una femmina! Certo, sarebbe stato lo stesso, l'importante era che fosse in salute ma nonostante fossi certa del sesso maschile, di colpo mi sono trasformata e colorata di rosa, ed i miei neuroni sono diventati dei piccoli unicorni brillanti e paillettati. Quindi addio borsello, mi sono subito sbizzarrita dipingendo la nostra vita di rosa, rosa cipria, rosa antico, rosa lilla, rosa tendente al rosa. Giulio ha sperato fino al momento del parto che il ginecologo si fosse sbagliato, chissa' cosa si aspettava, magari che fosse maschio e con un gemello sotto al braccio (tse'), per poi trovarsi ad essere il primo a stringere tra le braccia la donna della sua vita, ed e' stato bellissimo vederlo sorprendersi e "ricredersi" dell'amore stupendo che trasmettevano quegli occhietti "rosa" per il suo babbo. Oggi e' davvero emozionante notare il feeling che c'e' tra loro, una complicita' unica, per lei e' l'uomo piu' importante nella sua piccola vita e per lui la sua principessa.

Mentre scrivo osservo sorridendo la scatola delle piccole Vans che Giulio ha scartato quel diciassette novembre, a breve Matilda potra' indossarle e sara' meraviglioso vederla correre verso di noi con le scarpe che una giovane ed impaurita donna ha frettolosamente acquistato dopo aver fumato l'ultima sigaretta con un test di gravidanza in tasca. Siamo dei genitori del tutto imperfetti, il brain storming e' andato a farsi benedire ed anche la scaletta e' stata distrutta, ma il sorriso di nostra figlia ci risponde che per lei siamo perfetti cosi', ogni suo sorriso al risveglio, quando ci vede li' pronti a darle il "buongiorno", ci fa intendere che e' felice, e che tutto sommato ci sta perdonando (o almeno ci sta pensando) per quel famoso nome scritto sbagliato sulla spiaggia di Zanzibar.



 
 
 

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